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Pensieri

Gli alberi

  • 2 Ottobre 20212 Ottobre 2021
  • da giorgiogiasir

Sono in auto, agitato, sommerso dalle mie ansie quotidiane, soffocato dai doveri che si accumulano fragorosamente, il cuore batte più forte, la mia temperatura sale, il respiro diventa corto, affannato.

Sto aspettando nel parcheggio e nel mentre mi accorgo fuori dal finestrino di un ramo di un albero che ondeggia elegantemente fuori dal tempo, una danza soave in mezzo a tutto il solito frastuono quotidiano.

Quell’albero c’era anche ieri, durante un forte temporale autunnale… Era lì che soffriva sbattuto dal vento, non sapeva se sarebbe rimasto illeso o se avrebbe perso il suo bel ramo che oggi volteggia soave. Anche perché non era stato protetto da nessuno, né da lui stesso, né tanto meno dalle persone che correvano al riparo impaurite. Lui solo, nel centro della tempesta fermo a combattere contro le forze della natura.

Quanta fede hanno gli alberi, quanta fortezza nel restare lì con le loro forti radici ad aspettare che ciò che gli sta attorno offra loro quello di cui hanno bisogno, senza ansia, senza paure, senza batticuori, senza frenesie o alterazioni. Armati di enorme pazienza e fede verso la Madre Terra.

Quell’albero oggi mi ha calmato, i suoi colori e le sue foglie svolazzanti nella brezza del tepore mattutino mi hanno regalato quella pace senza tempo che solo loro sanno regalare, forse l’ossigeno che ci regalano gli alberi non è che il loro secondo regalo, il primo regalo è l’ossigeno che regalano alla nostra anima attraverso la loro atavica stoicità nell’essere fedeli verso la provvidenza di Madre Natura.

Giorgio Giasir
29/09/2021

Racconti

Palindromo

  • 14 Agosto 202014 Agosto 2020
  • da giorgiogiasir

«Sono qui mamma, mi vedi?»

Non staccare lo sguardo, ho bisogno che mi guardi, oggi sto varcando la porta della 1a elementare, sarà facile direte, ma non lo è per me che soffro di asma e allergia, e che per questo sono stato pochissimo all’asilo.

 Io e mamma fino ad oggi siamo stati inseparabili, lei c’era sempre, nei momenti di gioco, in quelli di
apprendimento, in quelli del cibo, con merende volanti sopra cucchiai che si trasformano in aeroplani, nei momenti
delle favole della buonanotte, con storie graziose e piene di fantasia che mi piacciono tanto e mi fanno dormire
tranquillo e sicuro…

 Ed ora siamo qui su questa porta ed io non voglio entrare.

«Rimani qui. Guardami dietro la finestra ok? Resta lì.»

 Entro in classe, tu ci sei dietro la finestra seduta sul marciapiede, sono più sereno, decido di uscire per salutarti un’altra volta, la maestra mi accompagna un attimo, io ti do un bacio, gli altri bambini guardano dietro la finestra incuriositi, decido di farti andare, provando un germoglio di vergogna nello sguardo degli altri bambini. Anche se io sono il più piccolo in classe, ho solo cinque anni, ho fatto la Primina.

 Che dolce la mia mamma, ha aspettato che mi ambientassi e non mi ha rimproverato capendo il mio bisogno di lei per quei minuti interminabili…

Sono qui mamma, mi vedi?

«Sì, è quello l’edificio ne sono certo, sali sbrigati!»

 Mannaggia, mi spiace non poterla accompagnare dentro, con questo virus tocca aspettare fuori. Tu viaggi piano, con rassegnazione verso le tue gambe che non ti accompagnano nelle corse all’ultim’ora che eri abituata a fare… Purtroppo questa malattia ti condiziona, ti cambia. I miei occhi non vogliono accettare, e quindi ti guardo come fossi una figlia, da spronare… Sì, purtroppo io non ho la pazienza che avevi tu, né il sorriso, né la clemenza… O forse sì? Forse tutto questo è solo la paura di accettare che le cose cambiano, che io non sono più l’io che sta entrando a scuola, ma ora sei tu. Ed io non sono pronto, non mi sento pronto a guardarti con gli occhi tuoi. Vorrei tanto però! Vorrei assopire questa paura, ed in un gesto, in una carezza, in una parola, riuscire a comunicarti tutto l’amore che ho per te, per chi sei stata, per quanto mi hai dato, per quanto hai saputo essere la mamma che tutti avrebbero desiderato. Ci provo, provo a dimostrare, ma il mio tentativo fallisce. Tu non te ne accorgi, non lo fai per indifferenza o per cattiveria, non te ne accorgi e basta. Non metto in conto questa malattia che ti cambia…

Vorrei esser come sei stata tu, vorrei avere la tenacia di una madre…

«Ciao mamma, allora? Che ti hanno detto? Come è andata la visita? …»


Giorgio Giasir

11/08/2020

Pensieri

Vita non vita

  • 21 Marzo 202028 Marzo 2020
  • da giorgiogiasir

 Sento gli uccelli cantare,
uccelli mai sentiti prima.
E non perché non mi fossi mai soffermato ad ascoltare
il canto degli uccelli, amo ascoltare tutti i suoni della natura.
Lo faccio da sempre.
Sono gli animali che vivono un nuovo momento, una liberazione…
Intere distese di cumuli di spazzatura, ghiacciai liquefatti,
infinite stragi di qualsivoglia essere, enormi estensioni di foreste in fumo,
fino ad oggi; che la “folle macchina” dell’uomo si è incrinata nel suo interiore,
nel profondo, più in profondità delle cellule stesse, arrivando al confine tra il vivo e non vivo…

 Il vivo o non vivo?…
Mi fa riflettere questa terminologia.
Penso alle nostre quotidianità asettiche, in città pullulanti di esseri umani
impegnati freneticamente giorno e notte per generare ulteriore superfluo materiale.
Superfluo isolamento per investire capitali di denaro non vivo, denaro virtuale
di fortune virtuali, guadagnate soltanto per rendere ancora più asettico un minuscolo
nucleo di miliardari impegnati…

 Ebbene oggi è morte, quasi indiscriminata, inviata su tutti i popoli che
devono inderogabilmente rivalutare il loro stile di vita.
Dobbiamo restare a casa, a far i conti con gli scheletri della nostra vita
nella nostra quotidianità.
La nostra vita non è più immortale,
come illusoriamente credevamo fino a qualche giorno fa…

Un momento…

 Io vedo gente che ricomincia a vedere i propri figli crescere, in casa.
Vedo nipoti che hanno paura di perdere i propri nonni, perché si sono
accorti che i nonni non sono solo la paghetta “straordinaria” dei loro capricci.
Un rispetto ed un senso civico che cresce. L’uomo sta smettendo di essere solo
un numero, siamo tutti importanti e siamo un tutt’uno, insieme, ognuno nel proprio
impegno, nella propria abitazione.
La natura ringrazia,
e mentre noi ci affatichiamo a tirar giù l’aria nei nostri polmoni e a respirare,
il pianeta respira di nuovo.
Respira…
Si rasserena.

 Vivo o non vivo?
Mi viene in mente Matrix… Chi è il virus? e chi è l’anticorpo?
Amiamo la nostra casa? Stiamo realmente vivendo nella nostra natura “casa” ?
Sì è vero, adesso sembra tutto più reale, più pericoloso, più doloroso.
Ma in fondo tutto quello che ci viene chiesto e di stare a casa e di uscire solo
per lo stretto necessario, viveri e beni di prima necessità.
Siamo un po’ come delle lepri nel bosco che escono dalla loro tana per procacciarsi il cibo,
e poi restano nascoste tutto il giorno per evitare il cacciatore. Cercando di non fare rumore,
di non fare scoprire al cacciatore dove sono i leprotti, grandi o piccoli che siano.
Dobbiamo solo ricordare per un breve lasso di tempo, come si vive in natura,
cacciati da un predatore invisibile…

 Io oggi sento gli uccelli cantare come mai prima.
sereni e felici, senza nascondersi, senza vergogna.
E questo non mi fa star male, anzi: mi da un senso di atavica giustizia.
Vita non vita: la tenebra ci sta entrando dentro togliendoci il respiro,
fino a che non decidiamo di abbandonarci alla nostra natura umana:
rispettiamo le regole naturali da predati effimeri,
e non da eterni arroganti predatori universali,
e tutto andrà bene,
scoprendo da tutto questo nuovamente cosa significa
essere esseri viventi.

Giorgio
Giasir
21/03/2020

Pensieri

Ξαναδώστε μου την Ευρώπη

  • 16 Luglio 201917 Luglio 2019
  • da giorgiogiasir

  Αφήστε μου την Ευρώπη …
Η Ευρώπη δεν είστε εσείς.
 
  Η Ευρώπη είναι η ανθρώπινη έκφραση,
είναι το συναίσθημα, είναι ο θρήνος, το δράμα, ο έρωτας.
Είναι ο αγέρας της θάλασσας που φυσάει πάνω στα αρχαία γλυπτά,
είναι η ζωή που έχουν τα παιδιά,
είναι η θάλασσα της μεσογείου,
είναι οι αρχαίες τραγωδίες,
οι τελετουργίες και οι ευχαριστίες για τα δώρα του Θεού.
Είναι η αγάπη του ανθρώπου, το πνεύμα και η τέχνη,
είναι ο στίχος του ποιητή,
ο έρωτας των εφήβων,
ο δεσμός και οι ρίζες,
Ο ξενιτεμένος που ονειρεύεται την επιστροφή στα πάτρια εδάφη.
Είναι η ομορφιά της πόλης και του πολιτισμού,
η κοινωνία και ο σεβασμός της.
Είναι τα δάση, η φύση, το νερό,
που έχουν μέσα τους τον ήχο του Θεού
που τρέφει την ψυχή.
 
  Η Ευρώπη είναι ο ανθρώπινος δρόμος προς την ανακάλυψη του Θείου,
είναι το σημάδι του Θεού μέσα στο ανθρώπινο δημιούργημα.
Αυτό είναι η Ευρώπη.
Δεν είστε εσείς, υπηρετικά μυρμήγκια ενός ψεύτικου Θεού.
ξαναδώστε μου λοιπόν την Ευρώπη!
 
Giorgio Giasir
25/11/2012

Restituitemi l’Europa

 Lasciatemi l’Europa…
L’Europa non siete voi.

 L’Europa è l’espressione umana,
è il sentimento, è la trenodia, il dramma, l’eros.
E’ il vento marino che soffia sulle antiche sculture,
è la vita dei bambini,
è il mare del mediterraneo,
sono le antiche tragedie,
sono i rituali ed i ringraziamenti per i doni di Dio.
sono l’amore umano, lo spirito e l’arte,
sono i versi del poeta,
l’innamoramento degli adolescenti,
i legami e le radici,
L’emigrante che sogna il ritorno alle terre natie.
E’ la bellezza della città e della civiltà,
la società ed il suo rispetto.
Sono le foreste, la natura, l’acqua,
che hanno in sé il suono di Dio
che nutre l’anima.

L’Europa è il percorso umano verso la scoperta del divino,
è il segno di Dio dentro la creazione umana.
Questo è l’Europa.
Non siete voi, servizievoli formiche di un falso Dio.
Restituitemi dunque l’Europa!

Giorgio Giasir
25/11/2012

Pensieri

Oltre la coltre del quotidiano

  • 27 Aprile 201927 Aprile 2019
  • da giorgiogiasir

 “Quando si apre uno spiraglio di luce,
è bene tenere memoria di quello che è entrato,
di quel che è successo.
Non sempre il vero riesce a trapassare la coltre del quotidiano.”

 Prendi un’uomo, cresci un idea in lui.
Allontanagli successivamente il suo desiderio.
Quell’uomo è disposto a crederti,
è disposto a seguire le regole che gli imporrai per raggiungere quell’idea.
Successivamente fai in modo che l’idea si affievolisca,
e che quello che rimane sia solo la voglia di raggiungere l’idea, senza ricordarla.
Così, potrai condurre intere nazioni a compiere i tuoi scopi, qualsiasi essi siano.

 Rifletti.
Cosa è reale?
Cosa esiste realmente?
Esiste l’aria, il sole la natura e le piante,
esiste la fame e la sete,
i sentimenti, l’amore e l’odio,
esiste per noi tutto quello che possiamo provare con i nostri sensi.
Questo è reale.

 Tutto quello che scriviamo o formalizziamo,
tutto quello che creiamo, le leggi, i progetti, giustizia e ingiustizia,
sono solo cose a cui noi diamo un senso, dipendono da noi…
Possono influenzarci certo,
ma abbiamo sempre, e dobbiamo sempre avere,
la possibilità di reagire.

 Non farti vincolare da un idea.
Agisci bene dove vedi il bene
e reagisci dove vedi l’ingiustizia.
Non lasciare che il potere accechi la tua visione naturale.

 Ciò che conta veramente è quello che provi tu, sopra la tua pelle,
e quel che prova chi può essere influenzato da te e dalle tue decisioni.
Perciò non dimenticare di mettere al primo posto la tua natura umana
e la tua umanità, il tuo pianeta, la tua bellezza più sacra,
che è quella che puoi regalare con delle buone scelte verso chi dipende da te.

Giorgio Giasir

08/12/2018

Racconti

Testimone d’infinito amore

  • 24 Aprile 20193 Agosto 2019
  • da giorgiogiasir

 Lo vedevi spuntare dalla scogliera rocciosa con piccoli salti.
Salti sicuri di un piccolo uomo che conosceva ciò che faceva.
Salendo sentiva l’adrenalina nelle sue ancor piccole, giovani gambe 
perché sapeva che un errore gli sarebbe potuto costare la vita.
Ciò gli dava un senso di responsabilità nei confronti del suo essere
e faceva di lui un piccolo saggio che ad ogni passo acquisiva qualcosa…

Arrivato in cima si voltava guardando giù…

I suoi piedi soffrivano ma lui no.
La tramontana come una bimba giocosa gli spettinava leggermente
i capelli, il suo sguardo era fisso e sicuro come lo sguardo di un falco
quando studia la sua preda e con un’estrema dedizione ammirava ciò
che si svolgeva dinanzi a lui conquistato da questo spettacolo ad unica
esecuzione, tutte le sere differente…

Sotto di lui si scorgeva un’unione fascinosa…

 La scogliera nei suoi fondi toccava il mare ed esso eccitatosi da questa
carezza fluiva sopra di lei in piccole onde frizzanti.
Il rumore dell’acqua riecheggiava scorrendo dentro le lunghe e taglienti
fessure della roccia come cascate di perle e cristalli preziosi;
ed una popolazione di granchi e minuscoli molluschi,
come frutto di questo eterno coito d’amore, danzavano con le
alghe sopra di essa.

 Più in là onde solitarie si avventuravano sopra i fondali cercando
di scoprir nuovi misteri da questo mondo sommerso,
a lor consentito di osservare solo da lontano,
come eterni viaggiatori, che osservano paesaggi dall’alto,
senza poter toccare con mano.

E lì dove lo sguardo si alza in volo tra cielo e mare, ammirava
stupefatto ciò per il quale aveva affrontato la scogliera:

 Un sole che, estasiato dalla bellezza del profilo della terra madre,
esalta ogni suo color per conquistarla.
Un rosso fuoco avvolge tutto il cielo svelando il suo cuore di passione,
più in alto un rosa , come un tappeto di fiori in dono alla sua amata.
Viola azzurro ciano e tutti i colori tra le nuvole, come fuochi
d’artificio tra la neve, mostran a tutti l’incontrar dei loro cuori.
E dopo poco allontanandosi come due eterni innamorati, nell’intimità
portan con sé per una notte tutti i colori, per donar completamente
il loro amor, fino al mattino.

 Così lui felice d’esser stato testimone dell’amore tra mare e roccia,
sole e terra, rimane in compagnia della sua candida e delicata luna;
e rapito dal suo volto, usa le stelle come scalini, la raggiunge e su di essa
dorme accoccolato aspettando una nuova giornata piena di luce, colori e
splendide avventure…

…Dove sarà finito quel bambino?
Quell’eterno scopritore che dalle cose conquistava
l’essenza più profonda e ne faceva parte?

Dove sarà quel piccolo ometto che era capace di affrontare rocce
affilate scalzo, per partecipare all’amor divino?

Speriamo sia ancora là, pieno di sete di scoprire e di sapere,
pieno di voglia di comprendere la bellezza e di farne parte,
pieno d’amore per ciò che lo circonda e per chi lo vuole così:

Un piccolo uomo, testimone d’infinito amore.

Giorgio Giasir
14/07/2008

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