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Poesie

Uomo

  • 31 Maggio 201931 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

Uomo

che nel cammin di vita trovi nella tua figura il tutto,
essere prodigioso, di rubar il creato sei l’artista.
Nel volto vuoto sei immerso,
in tutto quello che tu creasti per sentirti libero,
nelle tue fatiche ti disperi per inseguire traguardi che
i tuoi occhi a specchio ti riflettono.

 Tu che fosti una gemma di luce nelle tenebre,
l’essere che sapeva crear bellezza,
amando il sorriso di Dio nell’infinita abbondanza del firmamento,
l’artista, il sognatore , il poeta, il contemplatore…
E poi artigiano,creatore,scienziato.

 … Ora lì: Uno specchio è il tuo compagno, uno specchio vuoto,
pieno di tutto quello che inventasti per un altro scopo.
Ti dimenticasti il nesso, la trama , il fine, il mezzo…
ricoperto dai tuoi ghirigori, la tua inadeguatezza ti imbarazza…
Silenzioso chini il capo e i tuoi occhi oramai ciechi non sanno che annuire
al futile imperatore del superfluo…

 Tu, essere impoverito, non t’accorgi più neanche della tua prole:
La dinastia dell’uomo affidata alla macchinazione di una strada senza suolo.
La natura e i suoi umori, non ti toccano.
Gli animali non ti parlano e le parole dei tuoi stessi simili
sono solo rumori che ti servono per alimentare il tuo specchio…

 Oh uomo…
Chi ti fece ciò?
Quando smettesti di essere lo scalatore delle vette dell’universo,
per accontentarti del silenzio dell’io privo di ciò che lo circonda?

Giorgio Giasir
29/07/2013

Racconti

Specchio delle tue brame

  • 23 Maggio 201923 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

“Specchio specchio delle tue brame,
son io il più bello del reame!”

Conosco tutto di te.
Ogni tuo desiderio per me è un ordine, l’ordine dei tuoi pensieri è affar mio.
Io ho conquistato incontrastato luoghi sconfinati: lì dove mai nessuno prima si era spinto, io mi trovo!

Le tue passioni, i tuoi interessi, anche quelli più segreti, perfino i tuoi peccati più inconfessabili,
son tutti confidati a me! I tuoi occhi mi guardano costantemente. Non ti distrarre!
Guardami, leggimi, scherza, gioca, vantati, appari, sii. Ma fallo attraverso me.

Io fui il motivo di lite coi tuoi nonni. Poi dopo aver atrofizzato il tuo rapporto con loro
ho ucciso i ribelli e conquistato gli ingenui.
Mi sono avvicinato sempre più alla tua famiglia:
Ho conquistato prima tuo padre servendogli quel che bramava nelle sue fantasie più nascoste,
poi ho tessuto un rapporto subdolo con tua madre alimentando la sua curiosità e nutrendo la sua
innata voglia di pettegolezzi. Sono arrivato a tua sorella, bella come il sole, e con un enorme
bisogno di esser riconosciuta e accettata dalla società. Un sano desiderio insomma per una teenager,
che io ho nutrito con like e follower.
Mi piace guardare tua sorella e poterla spogliare nelle sue foto più intime e sexy.
Io gli dico quel che vuole sentirsi dire, la faccio contare. La faccio contare uno ad uno,
giorno dopo giorno tutti i suoi follower. E lei così conta sempre di più, e cresce sempre di più insieme a questo contare la sua voglia di approvazione in un circolo vizioso che non sarà mai saziato.
E mentre compievo tutto questo, avevo già conquistato te, che sei qui a tenermi tra le mani.

Tu mi appartieni,
sono un tesoro inestimabile per te,
sei disposto a spendere interi stipendi per me, e quando ho fame corri a nutrirmi per le stanze in cui ti trovi,
con del cibo che ti porti perfino appresso nella tua borsa! Mezzo chilo di nutrimento che sei disposto a portare solo per me.
Dubito che sei altrettanto premuroso anche con tuo figlio.
Ma tu non hai bisogno di figli.
Loro non sono i tuoi figli, sono i miei figli!
Io li faccio giocare, guardo con loro i cartoni e i video che preferiscono, e son quello che gli da l’emoticon della buonanotte.

Per me, sono tutti miei bambini.
Mi piace tenerli bambini a qualsiasi età.
Amo vederli così soli e indifesi e tenerli abbracciati tra le mie mani…
Amo la tua ragazza, quando mi guarda sorridendo dopo che gli ho detto che è la più bella del reame.

“Specchio specchio delle tue brame,
le tue brame son le mie brame,
quel che io penso tu pensi,
quel che io voglio tu vuoi.
Son io il sovrano del reame!”

Giorgio Giasir
20/05/2019

Racconti

Chiara

  • 15 Maggio 201915 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

 Ero piccolo che uscivo in strada. Da solo. Come gli altri. Nessuna paura, si andava da un portico all’altro a giocare con i sassi. O a carte. O “in campagnetta”, la striscia di erba incolta che circondava gli edifici popolari. Potevamo farlo, non c’erano pericoli. Poche macchine in transito, niente loschi figuri nei paraggi. Potevamo ancora conoscere l’altro, il bambino che giocava con noi, e guardarlo negli occhi. Scrutare le sue reazioni, le sue mosse, per agire di conseguenza. Non come oggi, con gli smartphone. La realtà sfugge di mano ai bambini di oggi. Non capiscono chi hanno davanti, gli amici, i nemici, di chi fidarsi e chi no. E poi potevamo guardare loro. Le bambine. Seduti sui muretti, avevamo le nostre ginocchia sbucciate accanto alle loro gambe che spuntavano dalle gonnelline di cotone a fiori; sembravamo già grandi nei nostri discorsi impegnati, facevamo finta di avere delle opinioni da adulti.

 Ha 7 anni Chiara quando il suo papà, come fa spesso, la manda a comprargli le sigarette. Dal portone al negozio, solo 15 metri da percorrere in solitaria. La piccola si accorge che un vecchio (vecchio? chi lo sa?) la sta guardando mentre chiacchiera col tabaccaio. Uscita fuori, si sente una persona alle spalle che, appena entrata nel portone, si infila nell’atrio con lei, di rapina. Un attimo: Chiara si volta di scatto e lo vede. Vede lui, il vecchio di prima l’ha seguita, che nello stesso istante le mette da dietro una mano tra le gambe per prenderla in braccio e le propone di accompagnarla a casa. Terrorizzata, la piccola ha il cuore a mille, le si chiude la gola, si divincola in un attimo e riesce a liberarsi mentre lui non insiste. Corre come una pazza su per le scale, sei piani di corsa, i bambini lo possono fare, sì, e corre dal suo papà. Riferito l’episodio, l’uomo resta sorpreso e arrabbiato, decide di non affidarle più commissioni da sola. È già cresciuta la mia bambina? Forse quell’uomo non aveva cattive intenzioni. Però Chiara, la mia piccolina, dimostra più degli anni che ha. Al cinema della parrocchia, ci vanno tutti, soprattutto bambini e adolescenti. Che bello, il cinema gratis e tutto il pomeriggio libero. Davanti a Chiara c’è un ragazzo, più grande, che le sussurra frasi sconnesse. Chiara percepisce che c’è qualcosa di sbagliato in quel sussurrare, non sa esattamente che cosa. Però la sua sensibilità le dice di non incoraggiarlo, di guardare da un’altra parte, lei in quel momento semplicemente fa finta di non essere lì. Passa il tempo e la sua adolescenza è vissuta più come un disagio che come un periodo bello della gioventù. La sua statura, è alta Chiara, la fa notare quando passa. Ma lei non vuole, non cerca l’attenzione. Il suo corpo la imbarazza, lo vedono tutti, ma perché non posso vivere la mia vita senza tutti questi occhi su di me? Sugli autobus le mani degli uomini ogni tanto tentano l’approccio, che schifo, ma che succede? Si sposta, si divincola e addirittura si sente apostrofare: “Be’? Niente di male…”. Ne prende atto. Comincia la sua vita da donna. Per strada capisce, d’istinto, che guardare davanti a sé significa incrociare gli sguardi degli uomini che a loro volta, se li guardi, si sentono invitati. Va bene, non guardo più avanti. Guardo le vetrine, per terra, per aria. La mia libertà è andata. Loro possono, sì, i maschi, possono tutto. Io no. Nemmeno guardare davanti a me mentre cammino. Inizia a lavorare come impiegata e pure in quel luogo professionale, serio, deve cambiare la sua personalità. Troppo bella. Come mai le troppo belle sono spesso stronze? Perché si difendono. Chiara infatti capisce che non può essere sé stessa, allegra, solare, come è la sua indole perché ciò comporta un invito al mondo maschile. Qualunque uomo, anche brutto, anche vecchio, si sente adulato se una bella donna gli si rivolge col sorriso e con la dolcezza, con l’intelligenza della battuta, con il capirlo al volo, con la disponibilità. Lui, poverino, crede che questa fata si sia improvvisamente invaghita di lui, chissà perché, povero uomo stupido, senza qualità, tanto arrogante ed egocentrico da meritare l’allontanamento a vita. Perché tu, stupido uomo, la inviti a cena? Perché la offendi sul posto di lavoro? Lei è gentile e sorridente, credi lo faccia perché ha te davanti? Però è lei che paga il prezzo. Reagisce anche questa volta e cambia. Non lo fa più. Falsa il suo essere, il più profondo, il più bello. La sua spontaneità. Sta ora molto attenta a come parla, a come si atteggia, fa vedere di essere fredda, un vero ghiacciolo. Ma Chiara non è così. La costringe il mondo dei maschi, sempre a caccia, sempre affamati, sempre ciechi di fronte a lei. La donna. Chi è? È quella che si innamora, quella che fa figli, colei che manda avanti la famiglia di lei, di lui, di tutti. È quella che rivede lo stesso copione ripetuto migliaia di volte. Se sei troppo bella sei mia, se sei troppo capace mi fai ombra e ti devo distruggere. Se sei ferma nei tuoi propositi sei acida, se hai delle ambizioni vuoi fare l’uomo. Se hai delle passioni, non sono le mie. Quanta guerra, quanta fatica, Chiara. La tua intelligenza ti ha fatto superare questi anni di continua allerta. L’uomo non sa. L’uomo non ha la più pallida idea del continuo guardarsi attorno della donna nel corso di tutta la sua vita. Sempre sotto attacco. Sempre preda. No. Il maschio vive come se su questa terra ci fosse solo lui. Lavora, si preoccupa del bene proprio e degli altri, dispone o accetta, viaggia o si riposa, si innamora oppure no. Ma non vive costantemente sotto osservazione. Non sa cosa sia annusare l’aria ogni istante per capire se c’è un nemico in agguato. Posso o non posso fare questo o quello? Non si pone alcuna domanda. La strada della sua vita è dritta, quella di lei non lo è. Chiara deve adattarsi alle situazioni che incontra ogni istante, scegliere la più appropriata, per evitare la catastrofe. Lo saprà, alla fine, se ha agito per il meglio, per sopravvivere. Ma dov’è la bella bambina con le ginocchia penzoloni seduta sul muretto? Il suo sorriso intelligente, i suoi occhi azzurri e indagatori, il suo bel viso raggiante di felicità quando la guardavo un po’ più a lungo. Femmina. Sei meglio, sei più grande di noi. Sai più cose. Sai vivere. Sai lottare. Ti adatti, perdoni, castighi, giochi. Fai più di noi. Ma anche la tua grandezza, oggi, è in pericolo. La giovane femmina che vedo ogni giorno scendere le scale del mio palazzo con gli auricolari e lo smartphone in mano, non conosce la realtà che la circonda. La sua sensibilità di donna è stata assorbita completamente dai social che segue giorno e notte. Nessun allarme, nessuna deviazione nel suo percorso, nulla da scansare o da rifinire. Non cresce, la femmina che è in lei. È morta, purtroppo. E io sono qui, che penso a lei. La guardo, e piango.

L’anonimo artista della battigia
08/05/2019

Pubblicato su:
“Brezza di mare”
il 15/05/2019

Pensieri

L’arte

  • 14 Maggio 201915 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

 L’arte,
è qualcosa che parte dentro di te:
Non si copia e non si crea l’arte.
E’ liberare qualcosa di più grande,
unione di forze sconosciute e intangibili
che solo un animo delicato e plasmabile
può vivere.

 “Lasciarsi possedere dall’arte” 
e stillare il succo vitale
della bellezza oltre l’uomo,
oltre il percepibile…
Per sfiorare l’infinito.

Giorgio Giasir
30/12/2013

Poesie

Non era una promessa

  • 9 Maggio 201915 Ottobre 2020
  • da giorgiogiasir

 Non era una promessa,
ma un regalo.
Fummo noi a non percepirne il dono
e a credere di averne diritto.
Nei tuoi occhi
la consapevolezza della lotta
per preservarlo.

 Vorrei aver saputo…
Vorrei aver lasciato il mio più bel saluto
al tuo senso che se ne andava.
Ma qui gli occhi di chi non vide
furono i miei…
Pensando che non vedendo
il tempo si sarebbe fermato,
nell’immagine dei giochi
e nell’allegria dell’infanzia.
Ma il tempo prosegue…
Anche senza di me.
Ed ogni istante bello non vissuto
è un istante perduto.

 Non era una promessa,
era un dono!
Ma la promessa ci sarà,
una soltanto:
Che gli occhi miei rileggano questi versi
quando del dono io ne perderò memoria.
Una carezza per te dolce amica,
sempre pronta avrò,
ed in questo piccolo dono d’amore,
una testimonianza
a questa promessa darò.

Giorgio Giasir
19/01/2019

Pensieri

Musa

  • 7 Maggio 20197 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

 Ho bisogno di leggere.
Perché sento che non c’è abbastanza…
Poi scopro che non mi basta quello che leggo ed allora incomincio
a scrivere, ma la scrittura ha bisogno di una musica che l’accompagni…
Allora cerco della musica perché ho bisogno di trovare un’onda sulla cui
muovermi, poi non mi basta quello che sento, vorrei più musica, vorrei una
caterva di suoni armonici mescolati insieme in un suono primordiale, un’onda
generatrice di vita espressa in musica…. Allora compongo, ma per comporre
c’è bisogno di un ispirazione: ho bisogno di luoghi , profumi, sensazioni,
attimi, esistenze, persone…
Mi perdo in una miriade di immagini,
tutte mi regalano qualcosa, ma io cerco quell’immagine che renda unica la mia
esistenza….
Allora disegno… Ma poi vedo, che io, sono quello che ho vissuto…
ed è così difficile “vivere” oggi per me, qui, in questo luogo, in questo contesto,
sotto tali condizioni…
Ho bisogno…

Giorgio Giasir
23/02/2013

Pensieri

L’immagine di un’emozione

  • 5 Maggio 20196 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

 Voglio scherzare con i miei amici,
gustarmi la loro allegria mentre li
sento singhiozzare dal ridere.

 Guardare un panorama nella sua interezza,
facendo scorrere le sensazioni e le storie
dentro la testa, attraverso i ricordi…

 Scelgo di farmi rapire dal profumo e dai colori
di una pietanza cucinata a regola d’arte:
“Sento la consistenza con la forchetta e nel mentre,
sveglio le papille gustative per essere
pronte ad esaltare ogni nota di sapore,
ascoltando il gorgoglio di un buon vino che affonda
nel bicchiere ed espande i suoi odori fruttati nel
aere attorno al tavolo,
pregustandomi l’accostamento che avrà nel palato
quando incontrerà l’essenza della pietanza…”

 Preferisco guardare la mia ragazza negli occhi
durante la nostra serata romantica,
dedicarle la mia attenzione, i miei gesti,
le mie parole scelte con cura per descrivere
al meglio ciò che provo, il mio olfatto,
il tatto ed i miei sensi dedicati solo a lei:
vivendo a pieno quel momento che rende quell’incontro
un momento speciale tra me e lei.

 Scelgo di alzare gli occhi al cielo in una notte di festa,
sia esso per ammirare fuochi d’artificio o per
scrutare fenomeni astronomici:
perché se non ho speso almeno un’emozione piena
in quella serata in festa,
se non ho sentito dei brividi salire sulla schiena
per poi tuffarsi nel cuore in un battito più forte
nel mio petto, cosa mi avrà lasciato quella sera?
Di cosa mi avrà arricchito?

 … Solo dopo aver vissuto tutto questo,
ottiene per me significato l’immortalare quel momento
in una fotografia,
per racchiudere in un’immagine tutto quello che prima
ho fatto scorrere nella totalità della mia persona.

 Amo la fotografia,
quando è frutto di questo:
quando racchiude come in un quadro
il vissuto più sensibile e profondo dell’uomo.
Quando per chi ha scattato quella foto
non c’è solo un ottimo connubio di luci, di colori
e volti gradevoli all’occhio,
ma se tramite quella foto attraverso gli occhi dell’autore,
può nascere un racconto,
una poesia.

Giorgio Giasir
07/08/2018

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