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Racconti

Palindromo

  • 14 Agosto 202014 Agosto 2020
  • da giorgiogiasir

«Sono qui mamma, mi vedi?»

Non staccare lo sguardo, ho bisogno che mi guardi, oggi sto varcando la porta della 1a elementare, sarà facile direte, ma non lo è per me che soffro di asma e allergia, e che per questo sono stato pochissimo all’asilo.

 Io e mamma fino ad oggi siamo stati inseparabili, lei c’era sempre, nei momenti di gioco, in quelli di
apprendimento, in quelli del cibo, con merende volanti sopra cucchiai che si trasformano in aeroplani, nei momenti
delle favole della buonanotte, con storie graziose e piene di fantasia che mi piacciono tanto e mi fanno dormire
tranquillo e sicuro…

 Ed ora siamo qui su questa porta ed io non voglio entrare.

«Rimani qui. Guardami dietro la finestra ok? Resta lì.»

 Entro in classe, tu ci sei dietro la finestra seduta sul marciapiede, sono più sereno, decido di uscire per salutarti un’altra volta, la maestra mi accompagna un attimo, io ti do un bacio, gli altri bambini guardano dietro la finestra incuriositi, decido di farti andare, provando un germoglio di vergogna nello sguardo degli altri bambini. Anche se io sono il più piccolo in classe, ho solo cinque anni, ho fatto la Primina.

 Che dolce la mia mamma, ha aspettato che mi ambientassi e non mi ha rimproverato capendo il mio bisogno di lei per quei minuti interminabili…

Sono qui mamma, mi vedi?

«Sì, è quello l’edificio ne sono certo, sali sbrigati!»

 Mannaggia, mi spiace non poterla accompagnare dentro, con questo virus tocca aspettare fuori. Tu viaggi piano, con rassegnazione verso le tue gambe che non ti accompagnano nelle corse all’ultim’ora che eri abituata a fare… Purtroppo questa malattia ti condiziona, ti cambia. I miei occhi non vogliono accettare, e quindi ti guardo come fossi una figlia, da spronare… Sì, purtroppo io non ho la pazienza che avevi tu, né il sorriso, né la clemenza… O forse sì? Forse tutto questo è solo la paura di accettare che le cose cambiano, che io non sono più l’io che sta entrando a scuola, ma ora sei tu. Ed io non sono pronto, non mi sento pronto a guardarti con gli occhi tuoi. Vorrei tanto però! Vorrei assopire questa paura, ed in un gesto, in una carezza, in una parola, riuscire a comunicarti tutto l’amore che ho per te, per chi sei stata, per quanto mi hai dato, per quanto hai saputo essere la mamma che tutti avrebbero desiderato. Ci provo, provo a dimostrare, ma il mio tentativo fallisce. Tu non te ne accorgi, non lo fai per indifferenza o per cattiveria, non te ne accorgi e basta. Non metto in conto questa malattia che ti cambia…

Vorrei esser come sei stata tu, vorrei avere la tenacia di una madre…

«Ciao mamma, allora? Che ti hanno detto? Come è andata la visita? …»


Giorgio Giasir

11/08/2020

Pensieri

Vita non vita

  • 21 Marzo 202028 Marzo 2020
  • da giorgiogiasir

 Sento gli uccelli cantare,
uccelli mai sentiti prima.
E non perché non mi fossi mai soffermato ad ascoltare
il canto degli uccelli, amo ascoltare tutti i suoni della natura.
Lo faccio da sempre.
Sono gli animali che vivono un nuovo momento, una liberazione…
Intere distese di cumuli di spazzatura, ghiacciai liquefatti,
infinite stragi di qualsivoglia essere, enormi estensioni di foreste in fumo,
fino ad oggi; che la “folle macchina” dell’uomo si è incrinata nel suo interiore,
nel profondo, più in profondità delle cellule stesse, arrivando al confine tra il vivo e non vivo…

 Il vivo o non vivo?…
Mi fa riflettere questa terminologia.
Penso alle nostre quotidianità asettiche, in città pullulanti di esseri umani
impegnati freneticamente giorno e notte per generare ulteriore superfluo materiale.
Superfluo isolamento per investire capitali di denaro non vivo, denaro virtuale
di fortune virtuali, guadagnate soltanto per rendere ancora più asettico un minuscolo
nucleo di miliardari impegnati…

 Ebbene oggi è morte, quasi indiscriminata, inviata su tutti i popoli che
devono inderogabilmente rivalutare il loro stile di vita.
Dobbiamo restare a casa, a far i conti con gli scheletri della nostra vita
nella nostra quotidianità.
La nostra vita non è più immortale,
come illusoriamente credevamo fino a qualche giorno fa…

Un momento…

 Io vedo gente che ricomincia a vedere i propri figli crescere, in casa.
Vedo nipoti che hanno paura di perdere i propri nonni, perché si sono
accorti che i nonni non sono solo la paghetta “straordinaria” dei loro capricci.
Un rispetto ed un senso civico che cresce. L’uomo sta smettendo di essere solo
un numero, siamo tutti importanti e siamo un tutt’uno, insieme, ognuno nel proprio
impegno, nella propria abitazione.
La natura ringrazia,
e mentre noi ci affatichiamo a tirar giù l’aria nei nostri polmoni e a respirare,
il pianeta respira di nuovo.
Respira…
Si rasserena.

 Vivo o non vivo?
Mi viene in mente Matrix… Chi è il virus? e chi è l’anticorpo?
Amiamo la nostra casa? Stiamo realmente vivendo nella nostra natura “casa” ?
Sì è vero, adesso sembra tutto più reale, più pericoloso, più doloroso.
Ma in fondo tutto quello che ci viene chiesto e di stare a casa e di uscire solo
per lo stretto necessario, viveri e beni di prima necessità.
Siamo un po’ come delle lepri nel bosco che escono dalla loro tana per procacciarsi il cibo,
e poi restano nascoste tutto il giorno per evitare il cacciatore. Cercando di non fare rumore,
di non fare scoprire al cacciatore dove sono i leprotti, grandi o piccoli che siano.
Dobbiamo solo ricordare per un breve lasso di tempo, come si vive in natura,
cacciati da un predatore invisibile…

 Io oggi sento gli uccelli cantare come mai prima.
sereni e felici, senza nascondersi, senza vergogna.
E questo non mi fa star male, anzi: mi da un senso di atavica giustizia.
Vita non vita: la tenebra ci sta entrando dentro togliendoci il respiro,
fino a che non decidiamo di abbandonarci alla nostra natura umana:
rispettiamo le regole naturali da predati effimeri,
e non da eterni arroganti predatori universali,
e tutto andrà bene,
scoprendo da tutto questo nuovamente cosa significa
essere esseri viventi.

Giorgio
Giasir
21/03/2020

Pensieri

Ξαναδώστε μου την Ευρώπη

  • 16 Luglio 201917 Luglio 2019
  • da giorgiogiasir

  Αφήστε μου την Ευρώπη …
Η Ευρώπη δεν είστε εσείς.
 
  Η Ευρώπη είναι η ανθρώπινη έκφραση,
είναι το συναίσθημα, είναι ο θρήνος, το δράμα, ο έρωτας.
Είναι ο αγέρας της θάλασσας που φυσάει πάνω στα αρχαία γλυπτά,
είναι η ζωή που έχουν τα παιδιά,
είναι η θάλασσα της μεσογείου,
είναι οι αρχαίες τραγωδίες,
οι τελετουργίες και οι ευχαριστίες για τα δώρα του Θεού.
Είναι η αγάπη του ανθρώπου, το πνεύμα και η τέχνη,
είναι ο στίχος του ποιητή,
ο έρωτας των εφήβων,
ο δεσμός και οι ρίζες,
Ο ξενιτεμένος που ονειρεύεται την επιστροφή στα πάτρια εδάφη.
Είναι η ομορφιά της πόλης και του πολιτισμού,
η κοινωνία και ο σεβασμός της.
Είναι τα δάση, η φύση, το νερό,
που έχουν μέσα τους τον ήχο του Θεού
που τρέφει την ψυχή.
 
  Η Ευρώπη είναι ο ανθρώπινος δρόμος προς την ανακάλυψη του Θείου,
είναι το σημάδι του Θεού μέσα στο ανθρώπινο δημιούργημα.
Αυτό είναι η Ευρώπη.
Δεν είστε εσείς, υπηρετικά μυρμήγκια ενός ψεύτικου Θεού.
ξαναδώστε μου λοιπόν την Ευρώπη!
 
Giorgio Giasir
25/11/2012

Restituitemi l’Europa

 Lasciatemi l’Europa…
L’Europa non siete voi.

 L’Europa è l’espressione umana,
è il sentimento, è la trenodia, il dramma, l’eros.
E’ il vento marino che soffia sulle antiche sculture,
è la vita dei bambini,
è il mare del mediterraneo,
sono le antiche tragedie,
sono i rituali ed i ringraziamenti per i doni di Dio.
sono l’amore umano, lo spirito e l’arte,
sono i versi del poeta,
l’innamoramento degli adolescenti,
i legami e le radici,
L’emigrante che sogna il ritorno alle terre natie.
E’ la bellezza della città e della civiltà,
la società ed il suo rispetto.
Sono le foreste, la natura, l’acqua,
che hanno in sé il suono di Dio
che nutre l’anima.

L’Europa è il percorso umano verso la scoperta del divino,
è il segno di Dio dentro la creazione umana.
Questo è l’Europa.
Non siete voi, servizievoli formiche di un falso Dio.
Restituitemi dunque l’Europa!

Giorgio Giasir
25/11/2012

Pensieri

Musa

  • 7 Maggio 20197 Maggio 2019
  • da giorgiogiasir

 Ho bisogno di leggere.
Perché sento che non c’è abbastanza…
Poi scopro che non mi basta quello che leggo ed allora incomincio
a scrivere, ma la scrittura ha bisogno di una musica che l’accompagni…
Allora cerco della musica perché ho bisogno di trovare un’onda sulla cui
muovermi, poi non mi basta quello che sento, vorrei più musica, vorrei una
caterva di suoni armonici mescolati insieme in un suono primordiale, un’onda
generatrice di vita espressa in musica…. Allora compongo, ma per comporre
c’è bisogno di un ispirazione: ho bisogno di luoghi , profumi, sensazioni,
attimi, esistenze, persone…
Mi perdo in una miriade di immagini,
tutte mi regalano qualcosa, ma io cerco quell’immagine che renda unica la mia
esistenza….
Allora disegno… Ma poi vedo, che io, sono quello che ho vissuto…
ed è così difficile “vivere” oggi per me, qui, in questo luogo, in questo contesto,
sotto tali condizioni…
Ho bisogno…

Giorgio Giasir
23/02/2013

Poesie

Un campo di grano

  • 25 Aprile 201925 Aprile 2019
  • da giorgiogiasir

 Il sapore pieno, robusto e saziante,
intriso nel sudore di quell’ultima volta,
l’ultima lotta… Quell’ultimo respiro,
l’ultima volta che si è fatto l’amore…

 Un Italia che rivive dentro un immagine
di un passato fiorito, una veste tinta di rosso,
del sangue dei partigiani morti per
la passione di un ideale,
il bianco del loro candore ed il verde del prato,
il verde albero che rinasce nutrito dai loro sogni più puri,
di un Italia unita,
un Italia migliore…

 Ed il grano risuona come una cascata di sabbia dorata,
in questo tramonto estivo…
Il grano lascia il suono di un idea che corre lontano…
E sui campi l’anima è libera, vola e volteggia…
E la luce si offusca ed il rosso m’avvolge in un velo.
All’improvviso quei canti risuonano dentro il mio
cuore: Il paese c’è ancora, il paese rivive,
è l’Italia non è mai stata più vera…

 Dentro il sogno di chi ancora spera
che un paese fondato sopra anime vive,
negli ideali di ragazzini caduti per creare
un sogno reale…

Non possa morire nella desolazione della tenebra.
Nell’acida corrosione del putrido prevaricare,
sottomettere e demolire , nel padroneggiare
sul nulla assoluto… Dimora dei “Neroni” del
nostro tempo…

 L’Italia c’è!.
Esiste ancora nel’ colore di un cantautore,
nelle strofe di un poeta…
Perché l’Italia è la bellezza dell’essere anime
vive e vere, è l’arte in tutte le sue forme…

 E non morirà fino a che l’ultimo partigiano
nell’anima, non sarà spazzato via dalla fine
dei tempi.

Grazie Guccini 🙂

Giorgio Giasir

23/01/2013

Pensieri

Vita

  • 21 Aprile 201913 Novembre 2021
  • da giorgiogiasir

Ore 12.51…

Dopo una lunga attesa sei pronto a provare ciò che ti sarà concesso vivere.
Il mondo è tuo:
E’ racchiuso in quello che stringi, senti e vedi.
Un urlo nasce quasi naturale assieme a te:

“Chi sono io?”

“Perché percepisco tutto questo?”

“Cos’è questa sensazione?”

“E’ diverso.”

“Non sono pronto per tutto questo!”

Eppure scoprirai di non esserlo mai veramente…

Ma il mondo ti appartiene!
Per pochi istanti ancora è tutto tuo.
Tutto da sperimentare con pianti e urla,
con grida e risate di gioia,
per tutto ciò che con la vita ti sentirai incidere sopra
la crosta ancora morbida e plasmabile della tua anima.

Istante dopo istante riceverai la tempra dei sapienti e non
sentirai più il bisogno di dimenarti per la prodigiosa possibilità
che ti è stata concessa.

Il percepire, sarà sempre più solo tuo,
ed un giorno probabilmente ti dimenticherai di
stare cambiando in un eterno susseguirsi di infiniti .

Finché tu,
esploratore di un universo troppo grande
e che soltanto nella follia di una mente finita
può essere racchiuso in una percezione,
raggiungerai quell’insieme di istanti finiti,
che hanno creato te,
per regalarti tutto
e lasciarti con la tua incondizionata anima,
nello scegliere di essere felice o triste del tuo istante…

Giorgio Giasir
12/10/2012

ore 12:51…

Pensieri

Purezza

  • 16 Aprile 201921 Aprile 2019
  • da giorgiogiasir

“La purezza sta nella naturalezza
con cui si può lasciar scorrere
sulla pelle del viso la verità…”

 È tale l’emozione nel vedere in te il leggendario e delicato ricamo
di questa condizione, ai tanti ineffabile e eternamente sconosciuta,
da trapelar dai miei occhi in gocce tinte dai vivaci colori dell’anima…
 Nei silenziosi intermezzi tra il nostro parlare,
si può sentire il lieve tintinnio della rugiada che solletica
dopo il lungo inverno la terra coi suoi primi germogli,
e nell’incanto del tuo delicato sorriso mi poso come
una spora trasportata dal vento sui tuoi occhi accoglienti.

 Nessuna parola né azione può eguagliar questo sbocciar spontaneo…
Che come la stessa essenza della vita,
principia in un battito senza avvertire,
nell’incosciente ma divino nascere lì dove prima il nulla,
adesso il tutto.

Giorgio Giasir

11/03/2019

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